Francesca Alotta, il nuovo disco e la verità su Mia Martini: “Tante cattiverie sul conto di Mimì”

di Claudio Donato

Ritrovare Francesca Alotta è sempre un piacere. Ma questa intervista, oltre a presentarvi il suo nuovo lavoro discografico, ci emoziona in vari punti. Soprattutto, ci fa apprezzare la vera Mia Martina, una grande artista che ha subito cattiverie immeritate. Tutto questo potete scoprirlo nella nostra lunga e intensa chiacchierata.

Francesca, partiamo da “Diversa”, il tuo nuovo lavoro discografico con 7 brani musicati e scritti da te. Si tratta di un progetto nel quale hai racchiuso tutta te stessa.

Finalmente. È un album dove ci sono testi e musiche che sono miei. Lo definisco un disco liberatorio perchè ho attraversato tantissimi momenti difficili dalla radioterapia a situazioni sentimentali. Ero arrivata di fronte ad una scelta e ho deciso di scrivere perchè la musica è pura terapia. Ho messo su carta emozioni e sentimenti.

Amanti a pugni chiusi, ad esempio, rappresenta la mia capacità di rinascere dalle ceneri. Alcuni eventi che hanno caratterizzato la mia vita mi hanno fatto diventare più forte, coraggiosa e determinata. Mi sono veramente resa conto di quanto sia preziosa la vita e non bisogna sprecarne nemmeno un istante. Tra l’altro, nel video del brano, c’è Ivan Cottini, un vero guerriero. Ivan combatte contro la sclerosi multipla da anni. Lo fa con grande coraggio e forza. Nonostante sia sulla sedia a rotelle, balla lo stesso. E’ incredibile. Era un modello e dà un giorno all’altro si è ritrovato su una sedia. Nel video c’è anche Sofia, che è una ragazzina che soffre di asma.

Volevo che entrambi rappresentassero la voglia di vivere, non sopravvivere. Vivere la vita con coraggio e determinazione, nonostante le avversità. Questo è il messaggio che vorrei trasmettere anche a quelle persone che attraversano momenti difficili”.

Tra queste canzoni abbiamo “Vastasa”, dedicata a tua mamma, la quale non vedeva di buon occhio il tuo spirito ribelle.

“Sì. Mia madre non approvava questo mio spirito ribelle. A sei anni volevo andare a scuola da sola, mi divertivo a scavalcare i cancelli, tornavo a casa con delle cicatrici, giocavo a calcio mentre lei voleva che giocassi con le bambole. Non mi andava di stare in casa. Facevo cose che solitamente sono destinate ai maschietti. In questo brano ha suonato Giovanni Sollima, famosissimo violoncellista, e Alfio Antico, grande percussionista di De Andrè, Eugenio Bennato, Fiorella Mannoia, tanto per citare qualche nome. Ho avuto l’onore di avere la collaborazione di questi grandi artisti. Ti dico soltanto che De Andrè volle che in Don Raffaè suonasse Alfio Antico”.

Il biglietto da visita del tuo lavoro è “Sai cosa ti dico”, che parla della difficoltà di liberarsi degli amori tossici. Ne parliamo?

Bravissimo. Ti rendi conto di essere stata con una persona che non era quello che pensavi. Bisogna avere la forza di dire basta, anche se non è facile. Dopo la mia malattia sono diventata senza filtri. Ho imparato a dire quello che penso nel bene e nel male”.

Chi mi vuole mi segua.

Esattamente. Se comprendi il mio animo sarai mio amico per sempre. In caso contrario non meriti la mia amicizia. Nel periodo della mia malattia ho avuto la fortuna di avere accanto tre grandi ammiratrici che mi sono restate vicino per cinque mesi. Mi hanno salvato la vita. Grazie a loro ho superato un periodo bruttissimo. In quel periodo, se ricordi, c’era “Casa Alotta” che trasmettevamo su internet direttamente da casa mia. In un certo senso, quella trasmissione mi diede la possibilità di “riprendere” la mia vita, grazie anche all’intervento di molti colleghi come i Jalisse, Vincenzo Incenzo e tanti altri”.

In minima parte, avendo anche avuto la fortuna di incontrarti alcune volte, so quanti sacrifici hai affrontato. Che cosa puoi consigliare a tutte quelle donne che attraversano momenti duri?

Ho avuto dei periodi veramente bui. Non ti nascondono che le difficoltà ci sono sempre. Non è facile prodursi. Con i due album che mi sono autoprodotta avrei comprato un appartamento. Vado avanti con grandi sacrifici. La discografia italiana è allo sbando e sto valutando anche la possibilità di potermi trasferire all’estero. In Italia non c’è molto rispetto per la musica e l’arte. Lo dico senza problemi ed è una cosa molto brutta. Tra l’altro, di “Vastasa” farò anche un video e lo dedicherò a tutte le donne che lottano per affermare la loro libertà”.

Oggi quanto ti senti “Diversa”, forte e anche più consapevole?

Da quando ho affrontato la mia malattia mi sono resa conto della fortuna che ho avuto nell’avere una seconda possibilità. Mi reputo una donna fortunatissima e non posso sprecare neanche un istante della vita. La determinazione e la volontà sono fondamentali in ogni cosa. Ringrazio Dio per ogni giorno che mi ha dato. Se più spesso riuscissimo a dire “ti voglio bene” a chi abbiamo accanto, sarebbe bellissimo”.

Quanto è importante saper perdonare? Ti dico questo perché non è scontato farlo.

Hai detto una cosa importantissima: ho imparato che il perdono non fa bene agli altri ma a te stesso. Ti fa passare il rancore, la rabbia, la sofferenza. Saper perdonare ti fa capire che la debolezza fa parte dell’essere umano. Nonostante mi sia lasciata con il mio compagno, siamo rimasti amici. In generale, comunque, non chiudo la porta all’amore, ma ho imparato a valutare tanti aspetti”.

Due brevi parole sull’ evento che ti vedrà il 9 giugno a Roma nel ricordo di Enrico Boccadoro.

Certo. Ho tanti amici che, purtroppo, sono affetti da sclerosi multipla. Vorrei aiutare il mondo ma nel piccolo cerco di fare il possibile. Sono testimonial di diverse associazioni. La musica è una terapia pazzesca.

Ho dimenticato di aggiungere che “Diversa” l’ ho scritta per una ragazza omosessuale. E’ la figlia di una ex mia amica. Questa ragazza ha subito fortissime vessazioni da parte dei suoi genitori. E’ stata segregata e addirittura picchiata. Per puro caso, poichè venne a vedermi ad un concerto, durante un viaggio in macchina riuscii a parlare con lei per alcuni alcuni minuti.

Questa ragazza era diventata anoressica, le era stato tolto il cellulare e non aveva la possibilità di comunicare con nessuno. L’ho aiutata ad andare via di casa e adesso vive con la sua compagna. In pratica è rinata. La sua famiglia non le diede nulla, neanche un maglione. Bisogna aiutare il prossimo con tutto l’amore che abbiamo”.

Francesca, questo tuo gesto avvalora ancora di più la tua sensibilità. Io già ho avuto modo di apprezzare il tuo grande animo e il Dio ti ha premiato non per caso.

Ti ringrazio tanto. Ho ancora tante cose da fare sia per me che per gli altri”.

Questo tuo ultimo lavoro è il disco della svolta. Lo possiamo definire così?

Assolutamente sì. Tutto parte dal mio cuore. A questo mio lavoro hanno partecipato grandissimi musicisti e sono onorata. E’ un disco variegato, da sentire. Per chi volesse è acquistabile direttamente dal mio sito ufficiale o sulle varie piattaforme digitali. Chi lo farà attraverso il mio sito avrà la possibilità di avere un cd autografato”.

Cosa e quanto è cambiata la musica in questi ultimi anni e soprattutto il festival di Sanremo?

È cambiata tanto. Su Sanremo il problema è che non è più il festival della canzone italiana, ma uno spettacolo straordinario. Spero che si dia più spazio a tanti colleghi meritevoli”.

Mi saluti un nostro caro amico in comune, un grande professionista e conoscitore di musica? Sto parlando di Francesco Tuzio.

Francesco è una grande persona che ho nel cuore. A lui sono fortemente legata. Stiamo parlando di una persona rara. Lo stimo e gli voglio un bene dell’anima”.

Me lo descrivi con un aggettivo?

Guerriero”.

Ci sarà un tour per promuovere questo tuo lavoro?

Certo, ma ti anticipo che ho scritto una sceneggiatura con Ciro Castaldo per omaggiare la grande Mia Martini. L’anno prossimo saranno 30 anni che Mia non è più tra noi. Vorrei raccontare la sua storia perchè le sono stata amica e l’ho frequentata per tanto tempo. In quel periodo Giancarlo Bigazzi era il nostro produttore, ma avevamo anche lo stesso manager. Con Mia molte persone si sono comportate male. Uscivo spesso con lei e ho assistito a scene bruttissime. Mia Martini non meritava certi trattamenti.

In questa mio progetto teatrale ci sarà anche un attore che interpreterà più ruoli a partire dal papà di Mimì. Sarà qualcosa di molto bello. Il titolo sarà “La vera storia di Mimì”. Mi dispiace vedere tante persone, e so chi sono, che un tempo le hanno fatto del male e oggi ne parlano bene. Mimì non era una donna triste, ma allegra e con una grande ironia. Il senso del mio spettacolo è quello di restituire al mondo la vera immagine di questa grande donna. Intorno a lei c’era tanta invidia”.

Sfatiamo un’altra diceria: in tanti dicevano che Mia fosse una donna solitaria. Cosa puoi rispondere a queste persone?

Non era solitaria. Non credeva più in nulla perchè era stata delusa dalla famiglia, dagli affetti e dall’unico amore vero della sua vita. Questa sua chiusura era una difesa perchè aveva paura di affezionarsi”.

Queste tue parole sono importantissime perchè svelano la grande persona che era Mia.

Proprio così. Per me è stata la più grande interprete che abbiamo avuto”.

Concordo perchè nella sua voce si avvertiva il sentimento, il dolore, la rabbia, l’ingiustizia. Riusciva a farti vivere e arrivare al cuore certe sensazioni. Ascoltandola sentivi il classico ‘colpo al cuore’.

La stessa Mina definiva Mimì la più grande. Mia era una che viveva la canzone”.

Il ricordo più bello che hai di Mimì?

Eravamo al Cantagiro del 1992. Quel giorno non mi sentivo tanto bene e aveva piovuto molto. Intorno a noi c’era tanto fango ed io ero in macchina piegata in due dal dolore. Mia fece circa 150 metri a piedi, attraversò il fango per venire in macchina soltanto per confortarmi. Quando ci penso mi commuovo”.

Non c’è altro da aggiungere.

Sì. Comunque, Mimì sapeva essere anche molto dura con chi non l’amava”.

Grazie per averci fatto apprezzare e conoscere una parte intima e nascosta di Mia.

Grazie a te per la bellissima e toccante chiacchierata. Sei riuscito a farmi tirare fuori argomenti che sono sempre nel mio cuore”.


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