Massimo Di Cataldo: “Non lasciamoci trasportare da influenze che possono diventare pericolose”

di Claudio Donato

Massimo Di Cataldo torna a trovarci su Musicando Live. Stavolta ci presenta il suo nuovo singolo “Più che mai” ma ci siamo soffermati anche sulla produzione e la qualità della bella musica.

Massimo, ci parli del nuovo singolo “Più che mai”, che ha un sound un po’ diverso dal tuo solito repertorio?

Determinate sonorità di questa canzone sono proprio dettate dal testo. “Più che mai” può avere diverse chiavi di lettura. Il messaggio è quello di vivere la vita nella sua totalità. Gran parte delle nostre vite sono legate ai social. Bisogna fare molta attenzione a non cadere in quei desideri che non ci appartengono. Non dobbiamo farci trasportare da influenze che possono diventare pericolose. Dobbiamo vivere la vita reale e non legarci troppo a un mondo virtuale. Le cose semplici non hanno prezzo”.

Nella tua lunga carriera hai avuto collaborazioni con grandi colleghi come Eros Ramazzotti, Renato Zero, Enrico Ruggeri, Riccardo Cocciante. Negli ultimi anni la musica ha avuto un cambiamento sia dal punto di vista melodico che testuale. Sei tra quelli che hanno sempre dato importanza a questi aspetti. Vorrei il tuo pensiero su quella che è diventata la musica nel corso degli anni?

Come tutte le cose anche la musica ha avuto dei cambiamenti. Il progresso non puoi fermarlo. Molti giovani hanno trovato un modo più semplice per far sentire la propria voce. Sta a noi cercare di continuare a dare un valore alla nostra tradizione. In molti casi, le novità attuali vengono realizzate da interpreti che hanno una preparazione minore rispetto alla nostra”.

Alle spalle sei festival indimenticabili: su tutti, ricordo “Che sarà di me” nel 1995 e “Se adesso te ne vai” l’ anno successivo. Naturalmente, anche il festival si adegua. Secondo te, la musica ha perso il suo peso per dare troppo spazio allo show?

“Il festival è un contenitore, definiamolo così, nel quale puoi trovarci un po’ di tutto. E’ diventato uno spettacolo. C’è stato un adeguamento al contesto che stiamo vivendo”.

Hai partecipato a diversi programmi televisivi, tra questi a due edizioni di “Tale e quale show” condotte da Carlo Conti che è il nuovo direttore artistico di Sanremo. Cosa possiamo aspettarci da Carlo dal punto di vista delle novità che potrà apportare al prossimo festival?

Questo non lo so. Il festival resta un evento importante per il nostro Paese. Ti sono sincero, non sono uno che segue in maniera ‘assidua’ questa kermesse. In ogni caso: comunque vada sarà un successo”.

La discografia non è più quella di un tempo, le radio seguono determinate ideologie e c’è poco spazio per bravi autori che scrivono cose belle. In che modo, secondo te, un artista può mettere in mostra e pubblicizzare il proprio prodotto?

La discografia appartiene al passato. Oggi è più importante auto-promuovere il proprio prodotto. Purtroppo, in Italia, le majors non si sono rinnovate. Non esiste più un lavoro di ricerca artistica”.

Nel 2002 hai avuto modo di esibirti con l’ indimenticabile Alex Baroni. Che ricordi hai di un grande come lui, che ci ha lasciato troppo presto?

Parliamo di un grande artista e un interprete eccezionale. Voce straordinaria. Era un artista che poteva svariare dal pop a generi più impegnativi. Alle spalle c’era una grande preparazione che manca ai ragazzi di oggi”.

Per il futuro della musica italiana qual è il tuo pensiero?

Per il futuro bisogna essere fiduciosi. Non dobbiamo mai arrenderci. La musica è soprattutto di chi l’ascolta. Io non credo nelle varie classifiche che ci propinano. Le vedo come delle operazioni di marketing. Non è un dato attendibile. La vera musica sta nel nostro dna e non ha mai smesso di trionfare”.


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