Lorenzo Campani: “Incontrare Cocciante e David Zard è stato importantissimo. The voice è una gioia paragonabile soltanto alla nascita dei miei figli”

di Claudio Donato

Lorenzo Campani è un cantautore di Reggio nell’Emilia, che fa parte del cast dell’opera musicale di Notre Dame De Paris, nella quale ricopre il ruolo di Clopin e Quasimodo. Lorenzo ha conquistato la stima e la vera amicizia del grande Riccardo Cocciante. Nella nostra lunga chiacchierata abbiamo avuto la conferma che si tratta di un ragazzo dotato di grande sensibilità, oltre che di ottime qualità artistiche. Con lui abbiamo toccato anche temi attuali, molto delicati, che stanno sconvolgendo la nostra umanità.

Lorenzo, tu sei un ragazzo che ha fatto molta gavetta. Hai frequentato due anni il Cet di Mogol, che ha contribuito ad aprirti  strade importanti. Raccontaci com’è andata? 

Tra i mie obiettivi c’era quello di poter cantare davanti ad un bacino di persone importanti. In Italia, l’unico che poteva darmi questa possibilità era Vasco Rossi. Attraverso musicisti con i quali collaboravo all’epoca, contattai Roberto Casini, manager e anche ex batterista di Vasco. Quando ascoltò i miei brani mi disse che avevo una maggiore propensione per le canzoni straniere. Successivamente ebbi l’occasione di partecipare ad un concorso musicale che si chiamava “La Mandorla d’argento”. Il mio compito era quello di cantare durante l’alternarsi delle esibizioni dei vari partecipanti. In giuria c’era Mogol che rimase colpito dalla mia voce e mi chiese di partecipare al Cet. Studiai e mi innamorai di Battisti e di tutte le varie dinamiche che Lucio ha dato al cantautorato e alla musica pop.  Dopo questa esperienza ripresi alcuni miei brani e li feci riascoltare a Roberto Casini, il quale rimase favorevolmente colpito. Rispetto al suo primo ascolto, Roberto notò immediatamente che era un po’ cambiato il mio approccio verso la canzone italiana, la  gestualità e la pronuncia di alcune sillabe. Iniziai a lavorare insieme ad Andrea Righi, una persona dal un talento incredibile, che ha scritto anche molti brani per Vasco, per il quale ho aperto circa 24 concerti con i Frontiera, il mio gruppo dell’epoca. Senza dubbio una bella esperienza”.

Tra il 2011 e 2012 hai interpretato il ruolo di Clopin e quello di Quasimodo nel 10° anniversario di “Notre Dame De Paris”, famosissimo musical prodotto da David Zard con musiche di Riccardo Cocciante. Esperienza importante ma, soprattutto, cosa ha significato lavorare con un grande della musica come Riccardo?

“In realtà, tutto nasce dai primissimi provini di Notre Dame de Paris del 2001. Conobbi Cocciante che rimase colpito dalla mia voce. Mi disse che ero adatto per fare Clopin ma il problema era legato alla fisicità. Il personaggio di Clopin  doveva avere un volto più adulto e tratti somatici diversi. Cercavano una figura di questo tipo e scelsero Marco Guerzoni. Furono anni difficili nei quali continuai a lavorare attraverso serate e collaborazioni. Quando vi furono i provini per il decimo anniversario di “Notre Dame De Paris”, Riccardo mi riconobbe subito. Il mio rapporto con lui si è molto consolidato. Porto avanti questo musical dal 2011. Con Riccardo sono stato in tour per due anni. Dal 2016, poi, anche io ho fatto  parte di quello che era il primo cast che comprendeva anche Giò Di Tonno e Lola Ponce. Oltre Riccardo, voglio ringraziare in modo partiolare David Zard che mi ha sempre sostenuto e dato tanti consigli. Ha contribuito tantissimo a modellare il mio “carattere” rock, che fa un po’ parte della mia natura. Devo a lui la possibilità di aver interpretato Quasimodo in Notre Dame International all’Arena di Verona. Tornando a Cocciante, ti posso dire che è una persona molto sensibile e attenta all’interpretazione delle nostre voci. Ha una grande sensibilità per quanto concerne la tessitura dell’interpretazione di una canzone. Ha scritto cose incredibili. Bisogna rispettare i suoi importantissimi consigli. Lui ci ha scelto perché assomigliamo tanto ai personaggi di quest’opera. Spesso ci ripete che dobbiamo rispettare noi stessi e i personaggi che andiamo a interpretare”.

Nel 2013 partecipi “The Voice of Italy”. Hai stupito personaggi come la grande Raffaella Carrà, ma il cuore ti fece optare per la scelta del team di Cocciante. Ricordo ancora la grande emozione di Riccardo e dei tuoi genitori. Ancora oggi, indubbiamente, ricorderai con grande affetto quella serata. Vuoi parlarcene?

Quella è stata una delle serate più belle della mia carriera, paragonabile soltanto alla gioia di avere avuto due figli incredibili. La cosa più bella nel rivedere i filmati è vedere i miei genitori felici. Sono proprio loro le persone che ti vogliono più bene di tutti e soffrono quando le cose non vanno bene”.

Cosa pensi dell’ultimo Festival di Sanremo? 

“Ci sono state canzoni che mi sono piaciute e altre che somigliano a brani del passato. Complessivamente il lavoro di Amadeus è stato incredibile perché è riuscito a dare il giusto spazio alla musica dei giovani. Sono un grande ammiratore di Blanco, mi piace il suo atteggiamento rock e melodico. Ance Irama è molto bravo. Ci sono stati anche diversi tormentoni voluti. Questo è un aspetto che condivido meno perchè il tormentone deve essere naturale, non  ricercato o costruito. Mi è piaciuta molto anche l’accoppiata Morandi – Jovanotti. E’ stato un buon festival a differenza di altri. C’è stato un grande Zalone. La figura della valletta è importante, ma dare più spazio alla musica è stato fondamentale. Speriamo che i prossimi festival siano sempre su questa linea. Da quando c’è Amadeus si parla di musica italiana e internazionale ed è una cosa molto bella. Noi italiani siamo sempre stati dei grandi per quanto concerne la canzone”.

La tecnologia ha avuto un ruolo importante non solo nella musica. Molti si sentono penalizzati, alcuni sono più legati a determinate epoche musicali, come i ‘fatidici’ anni ’80. Altri criticano l’uso dell’autotune. Qual è il tuo pensiero su tutte queste situazioni?

La musica deve essere per le persone e non deve seguire le mode. Le idee non devono mai avere dei limiti. Se ci sono arrangiatori che hanno delle idee particolari è giusto che si facciano avanti. Tutto può avere un valore. L’uso dell’autotune, credo sia una sorta di richiesta per ascoltare  una certa melodia “spezzata”. Molti cantanti non hanno bisogno dell’autotune. Ricordo Cher quando cantò Believe. Certamente non è una cantante che avesse bisogno dell’autotune, eppure lo scelse. Non dobbiamo sempre pensare che l’autotune sia qualcosa per qualcuno che non sa cantare. E’ una sorta di colore che la discografia mondiale mette a disposizione di alcune voci. Si tratta di un approccio lavorativo che va rispettato. Le belle canzoni possono nascere anche da chi è autodidatta. Un prodotto dobbiamo giudicarlo quando è terminato.  A mio avviso non è corretto restringere la musica ad una fascia di età. Proprio gli anni ’80 erano tra quelli più denigrati per l’influenza dell’elettronica. Grazie a quest’ultima  situazione, invece, sono nati successi incredibili. Lo stesso Thriller di Michael Jackson è un album anche rock.  Ricordiamo Beat it che, grazie all’assolo di Eddie Van Alen, è riuscito ad entrare nelle grazie di Mtv, che all’epoca era un canale settoriale che faceva ascoltare soltanto musica rock. Si tratta di un album versatile. Partire con dei preconcetti è sempre un errore, pertanto, tutti gli anni hanno la loro particolarità. Dobbiamo aprire la nostra mente. Consiglio a tutti di visitare la casa museo di Luciano Pavarotti. In quel luogo, mi riferisco in particolare a coloro che abitano nella mia zona, si respirano le sue idee”.

Stiamo attraversando un periodo difficilissimo, assistiamo a tragedie che non risparmiano vite umane. Sei un ragazzo molto sensibile e vorrei avere il tuo parere su quanto stiamo vedendo.

Le guerre ci sono sempre state. Ci sono paesi che nascono e vivono con la guerra. Il settore farmaceutico e quello delle armi sono i mercati più fiorenti. Pur di ottenere il proprio scopo, l’uomo riesce sempre a uccidere il dialogo. Siamo ancora qui a combattere, pensando che lanciare una bomba sia qualcosa di risolutivo. Siamo all’età della pietra. Si fa la guerra per conquistare il potere. Probabilmente pensiamo che con i social si possano risolvere i problemi. Non è possibile pensare che per conquistare una terra vi sia bisogno di sterminare una popolazione. Evidentemente in molti hanno dei limiti sui quali bisognerebbe lavorare. Di fronte alla guerra mi sento ancora più disarmato. La Bibbia parla del perdono, che è la linfa vitale di ogni cosa. Come si fa ad essere insensibili di fronte alla morte di un bambino, che è il simbolo della gioia, della purezza, che in cambio non chiede nulla. E’ come un fiore. La violenza non serve a niente. Soltanto attraverso lo sguardo dei nostri figli possiamo vedere il futuro. E’ l’unica cosa che mi viene da pensare. Dobbiamo trovare il modo per perdonare. Ripartiamo dai nostri errori”.


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